Quando apri un blog non sai ancora quello a cui vai incontro.
Pensi di poter smettere quando vuoi. E invece.
È un continuo rimuginare sugli episodi della tua giornata, cosa che la gente normale fa normalmente, senonfosseche il blogger pensa sotto forma di post.
Per esempio, prima ero in metropolitana e già mi stavo costruendo mentalmente come avrei dovuto raccontare della video mapping sulla facciata del Duomo.
Naturalmente avrei dovuto cercare il video su YouTube ed embeddarlo.*
Poi probabilmente avrei aggiunto che ho visto di meglio, in giro per il Web.
O forse no. In fondo, non è una critica polemica e un po’ scontata?
In ogni caso, avrei cercato di recuperare sul finale, con un’osservazione pseudo-brillante, e cioè che va bene il tappezzamento della città con i manifesti che preannunciavano l’evento, ma io avrei pensato anche a un hashtag dedicato per fare un po’ di buzz su Twitter. Che so, #Duomo4D
Soddisfatta della conclusione, avevo programmato tutto. Tranne un piccolo particolare.
Come comincio il post – e, di conseguenza, come lo intitolo?
E insomma, inizio a sperare che mi venga un’idea non appena avrò acceso il computer.
*se anche tu dici “embeddare” anziché “caricare”, come farebbe ogni cristiano, potresti essere affetto da blogging mentale compulsivo.
eggià 🙂 sarà per questo che bloggo dal 2005 🙂